domenica 5 ottobre 2008

Da qui all'eternità

Da qui all'eternità di Fred Zinnemann. USA 1953. Interpreti: Frank Sinatra, Ernest Borgnine, Deborah Kerr, Montgomery Clift, Burt Lancaster.



Manuela 8 novembre 2007 su Abbracci e popcorn

Ieri sera ho visto – forse rivisto, ma chissà dove e quando è stata la prima volta.. – “Da qui all’eternità”. Fra pochi giorni non ricorderò i nomi dei protagonisti né del regista, e a lungo andare, anche la trama – ma esiste poi una trama? - sfumerà nella mia mente (per questo non so parlare dottamente di film, quello che ricordo non è mai quello che agli altri importa sapere).
Ne ricorderò, sicuramente, l’intensità, che mi ha tenuto inchiodata al video.
La guerra, non ancora scoppiata, mai nominata, che esplode solo alla fine come una catarsi che arriva a spazzare via tutto, è lo sfondo buio sopra il quale si muovono i personaggi.
E i protagonisti, ciascuno ben inteso con la sua personalità, si muovono su questo sfondo, aggrappandosi alle loro poche certezze, come fossero maniglie da stringere per tenersi in piedi in mezzo alla burrasca della vita, mentre procedono verso il proprio destino. Destino che ognuno porta scritto in dentro di sé, e così non si può eludere, solo affrontare con dignità, poiché non si può essere diversi da quelli che siamo. A volte qualcosa, per esempio l’amore, può arrivare a metterlo in discussione, a farci balenare un’altra vita, altri noi stessi, un destino diverso. Ma è solo un momento, perché quello che siamo non ci perdona, non lascia scampo. E tutto ritorna nei binari che ci siamo scelti, e ineluttabilmente, la fine arriva proprio là, dove l’abbiamo aspettata.
La stessa intensità, lo stesso senso tragico della vita, che trovai in un altro film di quegli anni “Niagara”, dove la tragicità della condizione umana è messa in risalto dallo sfondo di un ridente, banale, luogo di villeggiatura. Là un’umanità che sta per entrare nel buco nero della guerra, qui un’umanità che, dopo esserne uscita, prova a riprendere a vivere. Ma l’uomo – l’umanità – non è cambiato tuttavia, e porta sempre il sé il virus della propria autodistruzione.
Sarà per questo che, nonostante sia passato molto tempo , e cambiate molte cose, dal modo di raccontare alla tecnica cinematografica, sarà per questo, dicevo, per quella domanda sottotraccia – chi siamo, dove andiamo… - che non ha mai avuto la risposta giusta, che questi film davvero invecchiati non sono mai?

P.S. Pare, dalla ricerca delle immagini, che la sola sequenza degna di essere rappresentata sia il famoso bacio fra Deborah Kerr e Burt Lancaster. In realtà avrei di molto preferito un Frank Sinatra ammazzato di botte che affronta in piedi il suo destino. Ma ci si accontenta di quel che c'è.

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