domenica 5 ottobre 2008

Sentieri selvaggi

Sentieri selvaggi di John Ford. USA, 1956. Interpreti: John Wayne, Jeffrey Hunter, Natalie Wood, Vera Miles



Enzo 23 maggio 2007 su Abbracci e Popcorn

Ho amato questo film fin dalla prima volta che lo vidi. Non un semplice western, con gli indiani, con i cow boy che si contendono il territorio e che vedrà il popolo rosso soccombere. E’ un capolavoro che va oltre il genere western. Ford qui dà veramente il meglio di se stesso. E, utilizzando tutti gli ingredienti classici del western, ci racconta della “search”. Una ricerca che è vecchia quanto il mondo e che nel film è affidata a Ethan Edwars (John Wayne). Ancora una volta un uomo solitario che torna dopo aver combattuto nella guerra di secessione e dopo un lungo ed ignoto peregrinare. Ma qui non siamo di fronte al giustiziere solitario che errante raddrizza i torti e compie giustizia. Ethan è un uomo della sua terra, ma che guarda sempre verso l’orizzonte. Sente il peso di appartenere a quella terra che non gli lascia spazio, se non quello di combattere un nemico crudele che rapisce le donne. L’odio monta dentro di lui. Odio per quell’indiano (Scout) che lo ha costretto ad abbandonare la sua strada verso nuovi orizzonti. Allora la “search” diventa un intrico dentro il quale Ethan rischia di perdersi fino ad arrivare a voler uccidere la nipote (ormai donna) rapita da Scout. Ma Ford con un colpo di genio risolve la questione e in una inquadratura mitica sveglia i veri sentimenti di Ethan che alzata la ragazza al cielo quasi a simboleggiare il prossimo sacrificio la accoglie tra le sue braccia e le dice “andiamo a casa”. Sono state tante le accuse a Ford di razzismo, in realtà non c’è accusa più sbagliata, Ford ci descrive il tormento di Ethan e di un intero popolo che in mezzo a mille contraddizioni ha saputo esprimere anche grandi valori civili e sociali. Sarebbero tante le scene di cui si potrebbe parlare a lungo. Non mi sottraggo nemmeno io a richiamare l’inquadratura iniziale e quella finale. Semplicemente geniale nella sua poesia. Ancora oggi a distanza di tanti anni nel rivederle sento un brivido di emozione. In entrambe c’è tutto il mito del west, ci sono i grandi spazi, ci sono orizzonti lontani, c’è la storia che si apre si chiude si ripete in un susseguirsi di generazioni. Come dimenticare poi la scena della lettura della lettera che Martin invia alla fidanzata a cui non ha mai detto nulla del suo amore. Un disegno perfetto che dice tutto di quel mondo legato alla terra, che ne narra le piccole abitudini, le consuetudini: semplicemente magistrale. Il western dunque ancora una volta è il paradigma di una “search” dentro l’uomo, dentro un mondo che resiste alle mutazioni che provengano dall’est. Una “search” del proprio senso e del proprio destino. Non è più sufficiente scoprire nuove terre, dissodarle, strapparle agli indiani, Ethan cercherà ancora e se ne andrà verso la luce della prateria e la porta della casa e dell’oggi si chiude dietro di lui.
P.S. Diverse immagini si possono trovare qui:
http://www.dvdbeaver.com/film/DVDReviews8/the-searchers.htm

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