domenica 12 ottobre 2008

Rosa purpurea del Cairo (2) (La)



Manuela 15 agosto 2008 su Circolo Obama

Vorrei parlarvi del mio film preferito, La rosa purpurea del Cairo. Ma prima vorrei raccontarvi la trama, che credo non tutti conoscano a fondo.

La protagonista è una donna, Base (Mia Farrow), che da molti anni trascina la sua vita in una crisi che sembra non finire mai. Compie diligentemente i suoi doveri – vota, serve salsicce alle feste dell’unità – ma ormai senza passione; la realtà che le sta intorno è fatta di partiti rissosi, di personalismi, di cooptazione, di incapacità diffuse.
Base si rifugia sempre più spesso in un mondo di sogno, dove fantastica di una politica nuova, un partito giovane, un leader affascinante e credibile: una politica di cui potersi innamorare.
E un giorno, l’impossibile, succede: questa politica, prende corpo e vita, e le parla, con le parole di Uòlter (Jeff Daniels). Base si ubriaca delle parole di Uòlter, che sono quelle che da molto tempo anelava sentire; ed è così persa nel suo sogno d’amore, che non fa molto caso ad alcune goffaggini di lui – che tenta, per esempio, scambiando fantasia e realtà, di mettere in moto un’auto senza chiave o di vincere le elezioni candidando qua e là qualche giovane carina – attribuendole alla sua inesperienza, al suo tenero candore, e all’invidia cattiva di chi lo circonda.
E’ lei, Base, che si preoccupa di aiutarlo a cavarsela nel mondo ostile della politica; lo nutre, lo coccola, sta ore ed ore ad ascoltare le sue parole, adorandolo.
Succede, però, che il Partito (sempre Jeff Daniels) esce dal loft, ritrova Uòlter, e, mentre questo rientra nel mondo fantastico che lo ha creato, lo sostituisce nell’amore della bella Base; il Partito le parla con calmo realismo, la mette in guardia da fughe in avanti, da sogni impossibili. Base è confusa: le sembra che il mondo di sogno vagheggiato con Uòlter stia diventando sempre più nebuloso e indistinto; il Partito è solido, il Partito è il presente, il Partito le promette di assomigliare a Uòlter, di diventare quello in cui lei ha sempre creduto. E ancora una volta, Base gli crede, e cede; ma mentre si prepara a partire con lui per un nuovo mondo, il Partito se ne torna nel loft, appagato di aver ucciso il sogno, prima che diventasse troppo reale.

Il film finisce così, con il Partito che se ne torna nei suoi palazzi, soddisfatto (maanche convenientemente pensoso) di avere carpito la fiducia di Base, abbandonandola poi al suo destino; e con Base, che ricomincia a fantasticare… una politica nuova, un partito giovane, un leader affascinante e credibile… e a dibattersi “per identificare la linea di confine tra la fantasia e la realtà, e scoprire che a volte la realtà è solo un'emozione in meno”.

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