domenica 5 ottobre 2008

Shrek

Shrek di Vicky Jenson e Andrew Adamson. USA, 2001



Manuela 2 ottobre 2007 su Abbracci e Popcorn

Personalmente vi consiglio di prendervi una serata di libertà, dar retta ai vostri figli, e andarvi a godere Shrek. E’ nelle sale, in questi giorni, Shrek 3; parlandone casualmente, le mie figlie mi hanno diffidato dall’andarlo a vedere senza prima aver visto Sreck 1 e Sreck 2. Ho puntualmente obbedito, e così ho incominciato da Shrek 1…
La prima reazione è stata di stupore, per una cosa totalmente nuova, e, nello stesso tempo, molto antica. Innanzi tutto la tecnica. I cartoni animati adesso sono tridimensionali; ma, a differenza del vecchio, goffo Toys, hanno ritrovato tutta la ricchezza di espressioni, movimenti, sfumature del cartone animato tradizionale. Per cui l’orco è un vero orco, non un disegno di orco, che si aggira per una vera palude, e il mulo è un vero mulo: con espressioni e tic antropomorfi, come nel miglior Walt Disney. E la principessa è più o meno una vera attrice.
La storia è vecchissima, e raccontata con modalità del tutto moderne; e, se fa ridere i bambini, perché ha lo stile e le battute di un cartone animato, solo un adulto può cogliere tutto lo straordinario intreccio di citazioni di cui il film è intessuto. A partire dalla trama, che è la parodia de “La bella e la bestia”, con il finale esattamente rovesciato. Ma quale bambino può riconoscere il balletto dei boscaioli di “7 spose per 7 fratelli” o “Mary Poppins” nel duetto – con finale al vetriolo - fra la protagonista e l’uccellino? Le incursioni nel presente sono innumerevoli, dai fumetti manga alla tv – la corte del principe applaude al comando del cartello “Applausi” – al linguaggio, che ricalca benissimo quello, non sempre integerrimo, dei nostri ragazzi. Il tutto perfettamente armonizzato in una storia dove i buoni sentimenti trionfano, sì, come potrebbe essere altrimenti, ma non le sdolcinature, e dove i personaggi, anche quelli delle favole, presentano chiaroscuri e contraddizioni, hanno qualche pregio e molti difetti, proprio come succede nella vita reale.
Non è strano che sia piaciuto tanto, più che ai bambini, ai ragazzi; ricorda infatti molto i loro autori preferiti, come Christine Nostlinger o Roald Dahl. Libri in cui le mamme non sono necessariamente angeliche, al contrario, e gli insegnanti possono essere fannulloni, proprio come succede nella vita vera: che è quella nella quale occorre imparare a vivere, e imparare a distinguere il bene dal male, che è la cosa più difficile. Questo film può aiutare i bambini, perché parla la loro lingua e, sotto le spoglie della favola, racconta cose vere e non necessariamente edificanti: basti per tutte gli esilaranti spintoni fra Biancaneve e Cenerentola per accaparrarsi il bouquet della sposa! E può gratificare anche noi, facendoci sentire molto vissuti e molto colti, con il gioco delle citazioni; e, forse, a ben pensarci, ci prende un po’ in giro.

Nessun commento: