domenica 12 ottobre 2008

Mister Smith va a Washington

Mister Smith va a Washington di frank Capra. USA, 1939. Interpreti: James Stewart, Jean Arthur, Claude Rains




Manuela 3 agosto 2008
su Circolo Obama

Cercando emozioni per le sere d’estate, mi sono imbattuta in Frank Capra. Forse li avevo anche visti i suoi film, da ragazzina, in tv, quando mia madre sbuffava: sempre roba vecchia!, ma poi rimaneva perplessa di fronte alla roba nuova, che allora si chiamava Antonioni, Fellini.
Fatto sta che ho ri-scoperto un baule di cose preziose, forse invecchiate nella forma, ma non tanto nella sostanza. E, poiché è opportuno che mi ritragga un po’dalla politica attiva, ne parlerò qui, ancora incantata da Mr Smith va a Washingotn, 1939 (un James Stewart ad occhioni sgranati, perfettamente giovane e ingenuo).

La trama in due parole: muore un deputato di uno Stato degli USA e il partito (a quei tempi non c'erano le primarie e i partiti decidevano a tavolino chi doveva essere eletto... che strano sistema, eh?) è chiamato a sostituirlo; ne cerca uno docile agli intrallazzi che i capi del partito intessono con i potentati economici del luogo, e credono di averlo trovato nell’ingenuo Mr Smith. Ma Smith è sì inesperto, pieno di buoni sentimenti e di patriottismo, ma ha un sogno. E per quel sogno si batte, parlando per ore e ore in Parlamento (oggi diremmo “facendo ostruzionismo”, ma lo fa da solo), finché non riesce a spuntarla, a realizzare il suo sogno e, nel contempo, a svelare la corruzione nel partito.

Due considerazioni, e un post scriptum.
Prima. La politica, se non è anche sogno, si trasforma in affare di soldi e di potere. Se non è prefigurazione del futuro, progettazione del mondo che vorremmo, perde di vista gli interessi generali per occuparsi del particolare, perde di senso e di capacità di parlare agli uomini. Il realismo politico, necessario per muoversi nel presente, non può essere separato dall’utopia, necessaria ad immaginare il futuro.

Seconda. Per questo sogno, per questo disegno futuro, bisogna battersi. A viso aperto, senza vigliaccherie, senza tattiche strumentali. Non è mica facile fare battaglie, è defatigante e, soprattutto, è rischioso – si possono anche perdere. Infatti Mr. Smith, che crede nella sua utopia, non è affatto certo di vincere, al contrario; ma, comunque vadano le cose, ci deve provare, perché la sua etica non gli permette scorciatoie. Così tiene in scacco il Parlamento americano, che prima lo deride – composto com’è di politici navigati e scaltri – ma poi si accorge di avere, per troppo tempo, dimenticato il senso della sua esistenza.

Poi mi è successa una cosa strana. La battaglia di Mr Smith è contrastata da un personaggio che vede messi in discussione i suoi interessi. Questo tale è proprietario di tutti i mezzi di comunicazione - all’epoca radio e giornali - dello Stato, e scatena, attraverso questi, una campagna denigratoria contro Smith.
Probabilmente l’America, dal ‘39 in qua ha corretto il tiro; ma per me, la sensazione di contemporaneità è stata un colpo allo stomaco!

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