domenica 5 ottobre 2008

Uomini contro

Uomini contro di Francesco Rosi. Italia, 1970. Interpreti: Gian Maria Volontè, Mark Frecchette, Alain Cuny



Enzo 22 maggio 2007 su Abbracci e Popcorn

Uomini contro è un film che parla della follia della guerra. Anche se si svolge durante il primo conflitto mondiale il tema è appunto la follia della guerra: sempre ed ovunque. Nulla ha senso nella rappresentazione, nemmeno la rivolta contro i massacri inutili, contro gli ordini assurdi. Quello che vince è la follia del destino. Un destino fatto dagli uomini. E qui sta proprio la drammacità della rappresentazione di Rosi. Dentro a questa follia nessuno sembra avere la possibilità di sottrarsi all’inevitabile. Non ce l’hanno gli intellettuali nei panni di ufficiali, non ce l’hanno i soldati, non ce l’ha nemmeno il generale chiuso dentro all’involucro del potere. Anche quando un barlume di umanità attraversa i suoi occhi davanti alla foto dei suoi cari rapidamente lo scaccia e torna ad essere il potere che deve ordinare la fucilazione del tenente Sassu. Il potere non tollera, infatti, la presenza della ragione, fosse anche per evitare morti inutili, il potere deve esercitarsi per il solo fatto di esistere. La follia dunque, ma cosa si può contro una follia assoluta che tutto travolge? Forse un altro gesto folle, come quello del Tenente Ottolenghi che incita a dire “basta a questa guerra di morti di fame fatta contro altri morti di fame”. In quel grido però c’è la riproposizione della impotenza contro la follia. La presa di coscienza della follia della guerra è un percorso lungo, attraverso la storia e ancora oggi non ancora concluso. Comunque grande quella scena del sacrificio di Ottolenghi. Lui sa bene che il suo folle gesto non porterà a nulla, eppure il peso della follia è troppo, anche per lui che sogna il sole dell’avvenire. Ma anche il tenente Sassu che all’inizio era interventista è travolto dalla pazzia. La presa di coscienza è più lenta, ma il destino è segnato anche per lui. Rosi non concede nulla. Niente segni di speranza, niente eroismi che in un qualche modo possono indicarci che il futuro sarà diverso. In questo il film risente del contesto in cui è stato realizzato. Il mondo diviso in due, l’olocausto nucleare era un ipotesi non così remota, la guerra del Vietnam e tutte le altre guerre locali parlavano di un mondo dove la pazzia era viva e forte. Il film purtroppo è ancora attuale. La pazzia si è ripresentata in altri modi, ma ugualmente terribili. Cos’è se non pazzia il terrorismo? Come non esistevano ragioni per quella inutile carneficina, non esistono oggi ragioni per il terrorismo.
Dunque un film di impegno che sarebbe bene fare circolare ancora.

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