domenica 12 ottobre 2008

Divo (Il)

Il Divo di Paolo Sorrentino. Italia, 2008. Interpreti: Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti



Enzo 12 agosto 2008 su Circolo Obama

Quando il film è uscito ho letto le recensioni dei critici: tutte favorevoli, anzi entusiaste. Non riuscivo però a decidermi di andare al cinema per vederlo. Sarà che non mi piacciono le biografie, sarà che l’idea di vedere un film su un personaggio politico vivente aggiungeva altri dubbi e quando Manuela mi propose di andare tergiversai. Poi qui nel circolo si parla di cinema e non posso riferirmi solo ai western, così ieri sera siamo andati.
Che dire? Forse è il caso di dire che non capisco, che non ho gli strumenti per leggere i film di questi giovani registi. Il film sviluppa i personaggi –al plurale perché non c’è solo Andreotti- in modo, per me, caricaturale -mentre i critici parlano di surrealismo (Natalia Aspesi) - e inoltre fa una lunga elencazione di personaggi pubblici che sono stati dentro la storia del paese e che hanno in comune l’aver incrociato Andreotti e il suo sistema di potere. Personaggi e fatti sembrano presi da un data base di un giornale che conserva le notizie pubblicate nel corso degli anni. Non è un operazione giornalistica, cioè ricerca della verità, non è l’esposizione di una tesi sulla prima repubblica e sul ruolo che il “divo” ha avuto per mezzo secolo: sono semplici citazioni come si fa in un reportage giornalistico. Ma il film? Qual è il film? Cosa vuole descrivere? Quale storia? Alla fine lo spettatore non aggiunge nulla a ciò che già sa di Andreotti, non aggiunge nulla nemmeno ai luoghi comuni che da sempre lo accompagnano. Per esempio il famoso e mitico archivio di cui si parla da decenni che, ammessa la sua esistenza, non ha affatto impedito il tracollo della DC né tanto meno la sua uscita dal quadro politico attivo. Il giudizio sulla DC e su Andreotti non è ancora stato consegnato alla storia, tuttavia alcune certezze si possono avere. Per esempio è assodato che la DC è stata (anche) un sistema di potere ramificato nel paese basato sul clientelismo, sul connubio politica/affari/malavita. Come è assodato che nello Stato ci sono stati servizi deviati e collusi con la malavita. Allora il film di tutto questo fa un’operazione macchiettistica, mentre le degenerazioni, i delitti, le stragi il terrorismo sono state una cosa seria. Anche le continue battute di Andreotti riducono il personaggio ad una macchietta.

“Il divo" alla fine pare già un film storico, che racconta di un modo di fare politica che sembra non più attuale, finito.” (Natalia Aspesi)

No, non è un film storico perché non dice nulla di più rispetto alla “cronaca” che i giornali ci hanno raccontato di Andreotti. Ma come dicevo all’inizio forse sono io che non ho gli strumenti per leggere il film. Il cinema è la settima arte quindi dentro ci devono essere emozioni, fantasia, narrazione, capacità di catturare lo spettatore portandolo dentro alla storia. Ecco tutto questo per me ieri sera non c’era. C’era quel lungo data base che è servito al soggettista per imbastire una descrizione di un personaggio a tutti stranoto.

Quindi il mio è giudizio negativo, non solo verso questo film ma verso il cinema italiano che non riesce più a “raccontare” in modo originale e che dimentica, attraverso il racconto, di parlare di noi, del nostro tempo, delle contraddizioni in cui siamo immarsi o dei grandi temi della vita. Non riesce nemmeno a rapire lo spettatore portandolo dentro la storia.

Alla fine i critici hanno sentenziato l’assoluta validità dell’opera di Sorrentino, ma io sono lo spettatore, quindi ho ragione io. :-))

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